in Dialoghi intorno alla libertà
Museo Sandro Pertini e Renata Cuneo, Savona, nell’ambito del Festival Connexxion, festival diffuso di arte contemporanea, a cura di Livia Savorelli
Nel mio progetto dedicato alle donne partigiane savonesi – e per estensione a tutte le donne che resistono lottando per la libertà e la difesa dei diritti umani (le partigiane bresciane – il tema dell’identità si intreccia al tema dei volti e dei corpi e si concretizza visivamente partendo dagli “album fotografici” della Resistenza. Se il nome proprio dei prigionieri è ridotto ad un numero, l’identità dei partigiani è nascosta sotto il nome di battaglia. Negare la propria identità nel contesto storico della Resistenza non significa annullarsi, non esistere, ma costituirsi come un “diverso”, nato una seconda volta, un’altra modalità di essere all’interno di un processo che aspira al riconoscimento dell’identità. Nascondere il proprio nome per poterlo affermare in una dimensione di rispetto e libertà.
I volti degli STAND UP si alzano e prendono corpo nello spazio, lo fanno vincendo la forza di gravità e lasciando dietro di sé un vuoto, che è l’inevitabile conseguenza di uno strappo, di un distacco. E in questo sollevarsi si gioca la sfida allo stare in piedi, a resistere, ad uscire allo scoperto, a mostrarsi pur nella clandestinità, ad agire pur mimetizzandosi. Per questo motivo ho progettato di collocare le fragili sculture di carta nelle teche di vetro in rapporto alle piccole sculture di Renata Cuneo, riconosciuta artista Savonese presente con una ricca collezione nello spazio espositivo del museo Pertini e Cuneo di Savona. Sguardi che si alzano per attirare l’attenzione dello spettatore, ma con discrezione: defilati, antimonumentali, in bianco e nero, i non colori di una memoria che si affaccia sul presente e si fa avanti chiedendo di essere presa in considerazione. Silenziosamente, ma con determinazione, questi volti invitano ad essere guardati.
