Il progetto ruota attorno alla figura della regina Adelaide di Borgogna (931 –999), personalità di primo piano nella storia Europea del X secolo: moglie, madre e nonna di tre imperatori, Adelaide ebbe un ruolo molto importante nell’appoggiare la dinastia ottoniana. Con il matrimonio di Adelaide e Ottone I di Sassonia la corona tedesca si unisce alla corona italiana (Adelaide era figlia di Rodolfo -re di Borgogna ma anche d’Italia – e vedova del re d’Italia Lotario). E’ una donna colta, intelligente, santificata da Papa Urbano II per la sua particolare attenzione ai più bisognosi; le leggende dedicate ad Adelaide la rappresentano invece in modo esattamente contrario. Mi sono chiesta perché la lettura popolare abbia generato pagine così denigratorie al punto da definirla “una cattiva regina”. Forse l’interpretazione popolare evidenzia il timore nei confronti di una donna potente e colta e la condanna ad un’immaginaria morte per annegamento nelle acque sulfuree di Sirmione. Riabilitare la figura di Adelaide significa anche sottolineare il ruolo che ebbe nel districare una situazione complessa per far nascere una nuova realtà europea, avviando un processo di rinnovamento politico e spirituale. E’ interessante notare infatti che storicamente la sua persona è associata alla volontà di realizzare un’unione del territorio dell’Europa medioevale, tematica significativa per l’Europa di oggi: ciò che storicamente coincide con la missione dell’Europa di fare mondo aperto a possibilità illimitate; accogliente, plurilingue e multiculturale. Ho deciso quindi di lavorare su questa ambiguità tra la versione storica e quella leggendaria, partendo dal luogo della fonte sulfurea presso la penisola di Sirmione.
Adelaide: Dea Laide Ade
Artista della Storia e delle storie, così definirei Armida Gandini nel suo muoversi multimediale tra narrazioni dalla scala differente, alcune micro, relative a individui semplici e sconosciuti, altre macro, riguardanti famosi personaggi, sante, imperatrici o dive del cinema. L’occhio puntato dritto sulle loro esistenze, sulle prospettive con cui possono essere diversamente intese, tenendo in mano la lente dell’identità, come concetto problematico capace di dare senso e amplificare la chiusura di una biografia già scritta. L’Imperatrice Adelaide è il centro di questa installazione, in grado di trasformare l’intera chiesa di Santa Maria Assunta in una grande opera che problematizza la fluidità della sua figura eccezionale se sottoposta al chiacchiericcio della storia. Adelaide è Dea, più volte sovrana, Regina d’Italia e dei Franchi, sposa di Ottone I, incoronata Imperatrice a Roma nel 962 e, in seguito, di nuovo reggente Imperatrice in attesa della maggiore età del nipote Ottone III. Venerata come Santa nel cattolicesimo, è considerata storicamente una donna dalle ampie qualità, politica, mediatrice, benefattrice, capace di tenere insieme nella sua autorità la complessità territoriale ed etnica del Sacro Romano Impero occidentale. Nelle leggende popolari è invece cattiva regina che si aggira sul Lago di Garda (Adelaide è stata realmente prigioniera a Rocca di Garda dopo la morte del primo marito Lotario) e che sprofonda negli inferi quando si adira poiché alcuni pescatori preferiscono fare il segno della croce al suono di una lontana campana piuttosto che prostrarsi a lei. Così nascono le acque sulfuree nei pressi di Sirmione, bollenti e nauseabonde, acque Laide, frutto di un collegamento sacrilego tra mondo di sopra e mondo di sotto, spauracchio per i bambini affinché non si avvicinino ai pericolosi turbinii dove la “cattiva regina” può trascinarli all’inferno, nell’Ade. Eppure quelle stesse acque diaboliche costituiscono oggi la benefica fonte termale sulla quale la località gardesana ha fondato un prolifico turismo, come a sintetizzare in questo la duplicità della natura dell’Imperatrice, per alcuni buona, per altri cattiva. Nel video dell’artista vediamo l’Imperatrice riemergere dalle acque del lago, manifestarsi in quello stesso punto dove dovrebbe essere precipitata per la sua malvagità. Armida Gandini, con il suo lavoro, ci fa parlare delle storie, ci porta a ritornare su esse, a impararle di nuovo e interpretarle con inediti significati, interrogandoci sul senso del passato nei confronti dell’umanità che lo osserva. Ne emerge comunque, al di là dei punti di vista, l’immagine di una donna incredibile – l’Imperatrice Adelaide – forse troppo potente e moderna per i tempi perché la sua memoria si potesse tramandare pura. Una figura sotto cui anche il simbolo identitario della corona si scompone e si ricompone come in un processo morphing continuo, dentro il quale rientrano diversi popoli, diverse nazioni e diverse possibilità di guardare alla Storia.
Gabriele Salvaterra, dal testo in catalogo della mostra Identità e miti, a cura di Santina Ricupero