PUNTO SMOCK, 2008

DVD 4/3 colore sonoro durata 1.40′.45″

Ho trascorso l’infanzia accanto a mia madre che ricamava. Lunghe giornate d’inverno di gioco, di compiti, di TV per ragazzi chiusi, io e mio fratello, in una tipica cucina di formica anni ’60, con la presenza costante della mamma che cuciva abitini per bambini: tagliava, imbastiva, stirava, ma soprattutto ricamava…  ricamava interminabili corpetti, collettoni, bavaglie,  gorgiere e, il suo cavallo di battaglia, vestine con il punto smock.

Verso i dieci anni io maturai un rifiuto per tutto ciò che era decorazione e ricamo, in funzione di un minimalismo che ha poi segnato molte delle mie scelte estetiche. E soprattutto negavo il valore del lavoro di mia mamma, che consideravo banalmente tecnico, ripetitivo, virtuoso. Ciò ha portato ad un allontanamento mentale, ma anche emotivo, da quel mondo di pazienza, intimità, laboriosità che era stata la vita di mia mamma. Quello non era il mio linguaggio… Col tempo le mie posizioni si sono ammorbidite, e mi sono riconciliata  con quei fantastici punto smock che mia mamma ancora adesso talvolta ricama, con una padronanza che ora ammiro, ma che, quand’ero piccola, mi annoiava terribilmente. L’immagine di mia mamma seduta su una poltrona di vimini che ricama è una delle più intense della mia infanzia. Le sue mani che ripetono il medesimo gesto,  infilano aghi, arricciano tessuti, annodano fili, sono impresse nella mia memoria in modo indelebile. Le ho chiesto di ricamare per me, per la mia videocamera, perché io potessi documentare quel gesto e renderlo visibile, mostrarle attraverso l’immagine che scorre sullo schermo quello che è stato per tanti anni l’oggetto del mio sguardo, e renderle omaggio.

Punto smock, 2008, installation view, Relogo, Bergamo

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